Mauro De Mauro

29.06.2019

Tra le tante vittime di mafia, dobbiamo ricordare Mauro De Mauro, giornalista Italiano.

La sua storia è davvero misteriosa - basti pensare che il suo corpo non fu mai ritrovato - e si innesta con molti misteri italiani mai del tutto chiariti - tra cui il golpe Borghese e l'uccisione del presidente dell'ENI Enrico Mattei-.

LA VITA:

Fratello del grande linguista Italiano Tullio De Mauro, Mauro de Mauro nacque nel 1921 a Foggia.

Grande sostenitore del fascismo, durante la Seconda Guerra Mondiale scese a combattere come volontario, arruolandosi poi nella Repubblica Di Salò. Per quanto riguarda i processi per crimini di guerra - le accuse riguardavano in particolare la strage delle Fosse Ardeatine -, fu assolto per non aver commesso i fatti.

Trasferito con la moglie e le figlie a Palermo, si dedicò al giornalismo, scrivendo per Il Tempo di Sicilia, per Il Mattino di Sicilia e per L'Ora.

Grande amante della sua attività, De Mauro si rivelò un giornalista attento e preciso, tanto che passava nottate intere a scrivere.

Su L'ora scrisse di tutto: dalla medicina agli eventi di politica fino agli omicidi e alla cronaca nera. Seguì processi, partecipò a inchieste - come quella sulle mazzette nello sport -, e svolse indagini personali.

In uno dei suoi articoli più celebri, pubblicato tra il 23 e il 24 gennaio del '62, mostrò - per la prima volta in assoluto - un verbale, risalente al '37 e caduto nel dimenticatoio, nel quale l'affiliato Melchiorre Allegra spiegava la struttura mafiosa di allora. Anni dopo, sarà Buscetta a dichiarare:

"De Mauro era un cadavere che camminava. Cosa nostra era stata costretta a 'perdonare' il giornalista perché la sua morte avrebbe destato troppi sospetti, ma alla prima occasione utile avrebbe pagato anche per quello scoop. [...]"

IL RAPIMENTO:

Mercoledì 16 settembre del '70, De Mauro entrò - puntuale come sempre - a lavorare al supplemento dello sport. Alle 12:00 effettuò qualche correzione, e poi andò in tipografia. Alle 13 si recò al mare a Mondello. Poi andò dal barbiere ma, visto che non c'era posto, se ne andò e tornò in redazione alle 17. Alle 19 chiamò la moglie, avvisandola cheavrebbe fatto tardi, a causa di una riunione. Alle 20.45 lasciò il giornale, passò in farmacia - a comprare delle medicine - e poi in un bar - dove prese un caffè, due pacchetti di sigarette e una bottiglia di vino -. Ad un amico giornalista disse che aveva scoperto uno scoop importante, ma non rivelò niente più.

Arrivato a casa, Mauro de Mauro parcheggiò la sua auto di fronte alla sua abitazione, in via delle Magnolie.

La figlia - che quella sera doveva cenare a casa dei genitori con il fidanzato - entrò e lasciò aperto il piccolo portone. Chiamò l'ascensore, intanto poi il padre, finito di parcheggiare, sarebbe arrivato. Ma non arrivò. Allora uscì e, dalla soglia del palazzo, vide il padre salire in una BMW con tre sconosciuti.

A casa però nessuno si preoccupò più di tanto, visto che Mauro telefonò per dire che avrebbe ritardato. Lo aspettarono. Ma lui non arrivò - ma, tutto sommato, non era strano: varie volte il giornalista era rimasto fuori casa, anche fino all'alba -

Dopo un bel po', la famiglia iniziò a preoccuparsi. La moglie chiamò varie testate giornalistiche, che però la rassicurano, dicendo che De Mauro sarebbe tornato presto a casa.

Il mattino dopo, alle 6.30, la moglie chiamò il giornale L'Ora ma, anche questa volta, non trovò il marito.

La macchina venne ritrovata la sera dopo, in pieno centro, in via D'Asaro. Dentro questa - ispezionata dalla polizia - non venne ritrovato nulla di utile per le indagini.

Il giorno dopo, scattarono le ricerche, e diverse pattuglie setacciarono la zona fino a Corleone. Ma il giornalista non venne trovato.

Data la pericolosità del suo lavoro, si cercò, per trovare il movente del suo omicidio, nelle carte e negli appunti. Si rilessero tutti i suoi articoli, ma non si trovò nulla.

LE BREVI - ED INTERROTTE - INDAGINI:

Intanto, mentre continuavano le ricerche, apparve uno strano personaggio, Antonino Buttafuoco, commercialista della famiglia De Mauro - che, secondo diverse inchieste, sarebbe varie volte a Roma per fare visita a Luciano Liggio -. Ad appena 24 ore, il 17 settembre, il cavaliere Buttafuoco chiamò la famiglia De Mauro per chiedere informazioni sul rapimento; la faccenda era strana, perché il cavaliere non poteva sapere della scomparsa di De Mauro.

Il 26 settembre 1970 arrivò alla sede de L'ora una busta, con all'interno un registratore, che rassicura della condizione del giornalista.

Il cavaliere s'interessò particolarmente della situazione, a tal punto che la polizia - insospettitasi - scoprì varie telefonate ambigue tra Buttafuoco e l'avvocato Guarrasi - in rapporti con il già citato Entico Mattei -.

Il 19 ottobre verrà arrestato e incarcerato all'Ucciardone il Buttafuoco - per concorso in sequestro di persona -, ma verrà poco dopo rilasciato - per mancanza di prove -.

LE IPOTESI:

Probabilmente De Mauro stava per scrivere o rivelare qualcosa di sconvolgente, che avrebbe fatto crollare "mezza Italia".

Le ipotesi sul suo rapimento sono quattro:

1. Il colonnello Dalla Chiesa parla della scoperta di un traffico di droga tra Sicilia e Stati Uniti. È una pista salda, sostenuta dal "rapportone", dove saranno fatte decine di nomi tra capi mafiosi e uomini d'affari;

2. Per la polizia, invece, il movente è un altro, che coinvolgerebbe un incidente/omicidio aereo accaduto circa 10 anni prima, in cui morì Enrico Mattei, presidente dell'ENI di allora, che controllava giacimenti di petrolio in tutto il mondo, dando fastidio a diverse compagnie americane e francesi, oltre che ad alcune correnti della DC. L'inchiesta sarà riaperta anni dopo, iniziando a parlare di una bomba esplosa nell'aereo.

De Mauro dovette compiere diverse ricerche per il regista Francesco Rosi, che stava preparando una pellicola sul caso Mattei. Riuscì a ricostruire - minuziosamente - i dettagli dell'ultimo discorso di Mattei, riuscendo ad ottenere anche una cassetta di quel discorso - che però, dopo la sua morte, scomparve -.

La morte di De Mauro, secondo la polizia capeggiata da Boris Giuliano, parte da un "mister X", passa per l'avvocato Guarrasi ed arriva il Cavalier Buttafuoco - definito l'ultima ruota del carro -. L'inchiesta si fermò improvvisamente. Verso la metà di novembre, ci sarebbe stato un incontro tra la polizia e i vertici dei servizi segreti, con l'imposizione di bloccare tutte le indagini.

3. Dopo 30 anni dalla sparizione arrivò un'altra pista. Il 7 dicembre 1970 a Roma accadde un fatto importante: molti esponenti di estrema destra si ritrovarono in un casolare, e decisero di attuare un Colpo di Stato, con l'appoggio ed il sostegno di Cosa Nostra e di 197 uomini armati dell'esercito. E' il "golpe Borghese", che prende il nome dall'organizzatore, il principe Borghese.

De Mauro, secondo alcune fonti, avrebbe tentato di svelare il golpe in uno dei suoi articoli.

Nel 2001, riaperto il caso, il pentito Francesco Di Carlo confessò alla polizia un possibile movente: De Mauro, nell'ultimo periodo della sua vita, sarebbe entrato in contatto con un boss, Emanuele D'Agostino - coinvolto in stragi come quella di Viale Lazio -, per avere maggiori informazioni sul futuro golpe. Fu lo stesso D'Agostino, quella sera, a rapire il giornalista, assieme a Francesco Giaconia e Bernardo Provenzano.

4. L'ultima pista, invece, afferma che, pochi mesi prima di morire De Mauro stesse seguendo delle inchieste sui cugini Ignazio e Nino Salvo.

Il pentito Di Carlo dichiarò a proposito:

" [...] Quel rompicoglioni di De Mauro aveva ficcato il naso negli affari dei Salvo e nel legame con i fascisti di Borghese. Il 9 agosto (1970, ndr) Vito Guarrasi, [...] assieme ai capimafia Bernardo Provenzano, Pippo Calderone, Luciano Liggio, Gaetano Badalamenti, Totò Riina, Stefano Bontade e Beppe Di Cristina, decise per la sua eliminazione".

IL PROCESSO:

Il processo De Mauro iniziò nell'aprile 2006, e vide come unico imputato Salvatore Riina, che sarà però assolto per incompletezza della prove. Nella motivazione si legge che

"il De Mauro sarebbe stato ucciso perché spintosi troppo sulla verità delle ultime ore di Enrico Mattei."

Nel 2005 Attilio Bolzoni scrisse:

"Era venuto a sapere che il principe Junio Valerio Borghese stava preparando un golpe. E che Cosa Nostra complottava con i generali. Mauro De Mauro però fece le domande giuste alle persone sbagliate. [...] Il suo cadavere fu seppellito in campagna [...].

L'inchiesta sulla morte del giornalista è stata ripescata l'ultima volta 10 anni fa, dopo che un magistrato di Pavia - Vincenzo Calia, quello che aveva riaperto le indagini su Mattei - chiese e inviò carte a Palermo. [...] Praticamente è ricominciata daccapo. Tanti i testimoni mai ascoltati, gli indizi mai approfonditi, gli interrogatori mai verbalizzati. Un depistaggio dopo l'altro. Trovata traccia anche di un colloquio riservato dell'allora capo della omicidi della squadra mobile Boris Giuliano con Ugo Saito, il giudice titolare della prima inchiesta: il commissario lo avvertiva che c'era qualcuno al ministero - a Roma - che non voleva andare a fondo sulla morte di De Mauro.

Il resto di questa storia italiana è confinato tra le pieghe di un'inchiesta che è stata dimenticata per anni, insabbiata. I magistrati di Palermo [...], per la prima volta da quel lontano 1970, hanno ascoltato Bruno Carbone, un collega che lavorava nella stessa stanza con De Mauro. Carbone ci aveva confessato nel 2001: "Mauro mi disse che aveva per le mani un colpo straordinario [...]. Pochi giorni prima di sparire avevo suggerito a Mauro di parlare con il procuratore Pietro Scaglione. Lui ci andò. Dopo pochi mesi uccisero anche Scaglione".

Lo stesso Bolzoni, con il collega Francesco Viviano scrive nel 2001 a proposito della pista del golpe Borghese:

"Ora dovete immaginare Mauro De Mauro in quell'estate del 1970. Lo hanno confinato allo sport [...]. Mauro [...] tirava dritto. Stava già lavorando da settimane sul suo scoop. Lo scoop era questo: i fascisti di Junio Valerio Borghese avrebbero tentato il colpo di Stato con l'aiuto di Cosa Nostra.

La dannazione di notizie come queste è che hai bisogno di riscontri e di conferme e di dettagli. E, per averne, devi scoprirti. Devi fare domande in giro e sei consapevole che più domande fai, più è facile per chi ti ascolta conoscere che cosa hai già saputo e che cosa puoi già scrivere. Mauro sapeva dove cercare ciò di cui aveva bisogno".

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