Strage di Portella della Paglia

25.07.2019

Carmelo

Agnone

Calendoro

Catanese

Carmelo

Lentini

Michele

Marinaro

Quinto

Reda

La strage di Portella Della Paglia è stato uno dei colpi più efferati che la banda di Giuliano abbia mai sferrato alle forze dell'ordine.

Geograficamente parlando, Portella della Paglia è uno stretto passaggio che separa la valle Jato dalla Conca D'Oro. La strada fu inaugurata nel 1830, ed è il collegamento più importante tra San Giuseppe Jato, San Cipirello e il capoluogo.

Inquadrando il periodo storico, qui in Sicilia il fenomeno del banditismo aveva preso il soprassalto sulle città, con l'ascesa del bandito Salvatore Giuliano. La sua figura sarà celebre a seguito di un omicidio contro un carabiniere compiuto il 2 settembre 1943: questo episodio, oltre la sua gravità, servì al bandito per impadronirsi del territorio usando la paura di morire e l'omertà - è perciò un omicidio abbastanza simbolico -.

Questo fenomeno si diffuse in Sicilia a partire dal 1945, quando il "re di Montelepre" condannò a morte tutti gli sbirri con le celebri parole:

"A morte i sbirri succhiatori del popolo siciliano e perché sono i principali radici fascisti, viva il separatismo della libertà".

Più veloci delle parole arrivarono i proiettili e le bombe, che nell'arco di alcuni anni avrebbero falciato tante giovani vite di poliziotti, carabinieri che pur di servire lo stato hanno protetto il loro popolo anche morendo.

La lunga scia di sangue iniziò il primo maggio 1947, con la strage di Portella Della Ginestra, in cui la banda di Giuliano attentò alla vita di uomini innocenti e di pastori, riuniti durante un comizio il giorno della festa dei lavoratori (la prima strage di stato).

Il 2 luglio 1949, verso le 20:10, un camioncino Fiat 1100 della polizia partì da San Giuseppe Jato, dove si trovava "l'ufficio della Settima Zona dei Nuclei mobili dell'Ispettorato generale di PS per la Sicilia", il reparto interforze cui era stata affidata la repressione del fenomeno del banditismo.

Il commissario Mariano Lando era stato convocato a Palermo alle 19:30 da Ciro Verdiani, ispettore con passato nel fascismo. Nonostante la non urgente convocazione, il prefetto correva un rischio nel viaggiare di notte: era scortato da otto uomini ma nel momento peggiore della giornata, quando era davvero difficile vedere per colpa del buio.

In quell'orario l'autoveicolo che da poco aveva oltrepassato le montagne e doveva prendere una curva verso la destra, viene assalito da un gruppo di 6/8 banditi. Il commissario ebbe giusto il tempo di uscire e di sparare qualche colpo nel vuoto, per poi rimanere ferito dai proiettili.

I ladri a quel punto tentarono di appropriarsi della radiolina e degli uomini ancora in vita, se non che alcuni uomini della scorta sganciarono una controffensiva davvero forte, tanto che i delinquenti scapparono nel buio, mentre in molti erano feriti o morti a terra. 

Verso le 21:10, un camioncino privato portò i morti e i superstiti all'ospedale militare di Palermo, dove si giunse alle 22:30.

Tragico il bilancio finale di questo agguato. Furono infatti due i feriti: Giovanni Blundo, classe 1927, di Scicli (Ragusa) e l'autista Carmelo Gucciardo di Agrigento, classe 1924. Ben cinque invece le vittime: tra questi Michele Marinaro (radiofonista) di 26 anni da Cerignola (Foggia), Carmelo Agnone, 21 anni di Scordia (Catania), Quinto Reda, di 27 anni da Rogliano (Cosenza) e Carmelo Lentini, 23 anni nativo di Agrigento, tutti morti la stessa sera. Il quinto invece, Candeloro Catanese, classe 1920 da Villafranca Tirrena (Messina), spirò in ospedale due giorni dopo in seguito alle ferite riportate.

Nel mentre a Palermo si svolgevano i funerali pubblici, il ministro dell'Interno Scelba (di origini siciliane) fece aprire un'indagine sul fatto, cercando di trovare esecutori materiali e mandanti esterni. Circa un mese dopo, il 19 agosto 1949, si ripeté un'altra strage, un attentato a Passo di Rigano-Bellolampo che fece altri sette morti, e altri piccoli attacchi.

La banda e il suo fenomeno si sciolsero nel 1950 dopo la misteriosa morte del bandito Giuliano.

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