Rita Atria

27.07.2019

Tra le molte vittime di mafia, dobbiamo ricordare Rita Atria, la settima vittima di Via D'Amelio.

«Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci. Borsellino sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta»

Rita Atria è stata una testimone di giustizia italiana. Si uccise una settimana dopo la strage di Via D'Amelio nella quale morì Paolo Borsellino, dato l'affetto e la fiducia che trovava in lui.

Nata il 4 settembre 1974 da Vito e Giovanna, perse il padre all'età di soli 11 anni (pastore affiliato a cosa nostra, venne ucciso in un agguato).

Rita legò sempre di più col fratello Nicola e la cognata Piera Aiello. Data l'affiliazione del fratello, quest'ultimo confessò a Rita tutti i segreti più intimi sugli affari di Cosa Nostra nella zona di Partanna.

Quando il fratello sarà ucciso nel 1991, la cognata - che aveva assistito a tutta la scena - decise di collaborare con la polizia e denunciare gli assassini. La stessa Rita decise perciò, nel 1991, di collaborare con la polizia. 

Le confessioni saranno fatte a Paolo Borsellino, che Rita considerava come un padre. Grazie a tutte e rivelazioni, la polizia arresterà decine di mafiosi nella zona di Partanna, tra cui il sindaco democristiano Vincenzino Culicchia (sindaco del paese per ben 30 anni).

Dopo la strage di via D'Amelio Rita, disperata per la morte di Borsellino, arriverà ad ammazzarsi, buttandosi dal settimo piano della palazzina dove viveva in segreto. Rita venne considerata come una ragazza molto coraggiosa pronta a rinunciare a tutto, persino agli affetti della madre.

Il 26 luglio 2002 Don Luigi Ciotti scrisse su Repubblica:

"Chi si ricorda di Rita? Temo non molti. Dieci anni sono passati da quel 19 luglio in cui Paolo Borsellino, assieme agli agenti di scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cusina, Claudio Traina ed Emanuela Loi sono stati uccisi da Cosa Nostra. Quel giorno Rita, "Rituzza" come la chiamava Borsellino, scrisse sul suo diario:

«Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita... Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarsi. Borsellino sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta».

Proprio la decisione di collaborare con la giustizia aveva portato Rita Atria ad una solitudine estrema. Aveva solo 18 anni quando, una settimana dopo la strage di via D' Amelio, decise di togliersi la vita. Una solitudine che le era cresciuta dentro, specie dopo la morte del padre, ucciso in una faida mafiosa, così come il fratello".

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