Peppino Impastato

04.06.2019

Tra le tante vittime di mafia, dobbiamo ricordare Peppino Impastato, attivista Italiano.

Giuseppe Impastato, Peppino per gli amici, nacque a Cinisi nel 1948 e dovette affrontare, sin da giovane, il padre, 

"capo di un piccolo clan e membro di un clan più grande",


che fece di tutto per istradarlo a quella vita.

Rotti i rapporti con il padre (con la madre, invece, avrà sempre un buon rapporto), Peppino se ne andò di casa e venne ospitato da un suo zio.

Nel '65, dopo aver aderito al PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria), fondò il giornale "L'Idea Socialista". Così scrisse, a riguardo dell'Idea, Peppino Impastato in uno dei pochi appunti autobiografici che di lui ci sono rimasti (visto che i documenti, le inchieste, e anche altri suoi fogli furono sequestrati dalla polizia subito dopo la sua morte e mai più ridati alla famiglia):

"Dopo aver superato numerosi ostacoli iniziali, finalmente il giornaletto "L'IDEA" poteva presentarsi al pubblico. "Erano pochi fogli dattiloscritti e sfumati" doveva scrivere poi il "Giornale di Sicilia". Eppure quei fogli dattiloscritti e sfumati e "ruvidi", come ebbe a scrivere "L'Unità", erano una carica esplosiva che di lì a poco doveva scoppiare. Non passarono cinque giorni dall'uscita del giornaletto - i Cinisensi avevano accolto la pubblicazione con commenti acidi o favorevoli, calorosi in ogni caso - che tutta la redazione dell'IDEA fu convocata in caserma. Fu svolta un'inchiesta a gruppo, a cui seguirono altri interrogatori individuali, finché fu redatto un fascicolo dal quale risultava chiaramente che "L'IDEA" era fuorilegge perché costituiva pubblicazione clandestina: al pretore di Carini fu affidata l'ardua sentenza. Fummo condannati ad un'ammenda , sotto forma di pena sospesa. In seguito ci appellammo. Si concludeva con quest'atto una strana commedia iniziata qualche anno fa. [...]".

Chiuso il giornale, Peppino si dedicò alla lotta contro gli espropri per costruire la terza pista dell'aeroporto di Punta Raisi. Anche in questo caso, dopo molte proteste e qualche occupazione, Peppino non ottenne il risultato sperato: le terre vennero pagate pochissimo e la terza pista, come da lui prospettato, non servì a nulla: infatti, nelle giornate di scirocco, è molto rischioso atterrare lì.

Nel 1976 costituì il "Circolo Musica e Cultura", unico ritrovo giovanile del suo paesino che potesse far fronte alla mafia, dove si discuteva di politica, di cultura e di vita.

Con il decadimento del Circolo - era sostanziale il problema del fumo e poi i vecchi "capi" sfruttarono ogni debolezza per farlo passare come un luogo frequentato solo da drogati - nacque, un anno dopo, nel 1977, Radio Aut.

Da questa radio Peppino parlava dei mafiosi, pronunciandone a i nomi e insultando i mafiosi:

"Io non vi temo".


Famosa sopratutto la trasmissione "Onda Pazza a Mafiopoli - Mafiopoli, per Peppino, indicava Cinisi -". Così descrisse, una volta, questa trasmissione:

"Onda Pazza... Onda Pazza... la trasmissione schizzofrenica di Radio Aut, la trasmissione di fantapolitica di Radio Aut".

Nel 1978 si candidò anche alle elezioni provinciali, nelle lista di Demorazia Proletaria.

Tutta l'attività di Peppino, però, non poteva certo piacere alla mafia, e specie a Don Tano Badalamenti, il capo mafioso della città, che Peppino, per prenderlo in giro, chiamava Tano Seduto.

Pochi giorni prima delle votazioni, venne assassinato.

La sera dell'8 maggio, uscito tardi da Radio Aut, salì sulla sua macchina. Venne affiancato da un'altra macchina che, dopo averlo fatto sbandare, rapì Peppino. Venne portato in un piccolo casolare abbandonato, vicino alla ferrovia. Lì venne morì, a causa delle pietre con cui gli assassini gli colpirono la testa. Poi venne legato con del tritolo, portato sui binari, fatto saltare in aria.

Così, Tano Seduto e gli altri tentarono di far passare Peppino come un attentatore, morto preparando un attentato. Inoltre, quello stesso giorno, il 9 maggio 1978, venne fatto ritrovare a Roma il corpo dell'onorevole Aldo Moro, tenuto in ostaggio per 55 giorni dalle Brigate Rosse.

I mafiosi credettero che nessuno se ne sarebbe ricordato, invece, l'anno dopo, si tenne a Cinisi la prima grande manifestazione contro la mafia di tutta Italia, a cui parteciparono circa 2000 persone.

Ad ogni modo, anche il tentativo si screditare la figura di Peppino fece molti proseliti, specie a Cinisi - dove, invece, i cittadini, più di altri, avrebbero dovuto tenere alta la sua memoria -.

La memoria di Peppino proseguì solo attraverso la madre Felicia e i pochi - ma cari - amici che lo avevano conosciuto in vita.

Nel 2001 Gaetano Badalamenti venne condannato ad 80 anni di carcere, ma morì poco dopo, scontando quindi una piccolissima pena, se confrontata con i delitti da lui commessi.

Ecco, adesso, alcune delle trasmissioni radiofiniche di Peppino, pubblicate sul nostro canale YouTube. (POTREBBE VOLERCI QUALCHE SECONDO PER CARICARE I VIDEO)

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