Paolo Giaccone

26.05.2019

Tra le tante vittime di mafia, dobbiamo ricordare Paolo Giaccone, medico Italiano

Nato a Palermo il 21 marzo 1929, diventò medico e docente presso la Facoltà di Giurisprudenza in Antropologia Criminale della sua città e, successivamente, ordinario di medicina legale presso la Facoltà di Medicina dell'Ateneo palermitano.

La sua vita si divideva tra l'insegnamento-professione di medico legale presso il Policlinico palermitano e la collaborazione presso il palazzo di giustizia in qualità di consulente di medicina legale.

Fu anche Presidente dell'AVIS Regionale.

Nei primi mesi del 1982 il tribunale di Palermo gli affidò una perizia riguardante un'impronta rinvenuta sulla scena di un agguato avvenuto pochi giorni prima a Bagheria, comune nella città metropolitana di Palermo.

L'impronta risultò essere di Giuseppe Marchese, nipote del boss di Corso dei Mille Filippo Marchese. La scoperta di Giaccone era l'unica grande prova disponibile per l'indagine.

Iniziarono le pressioni, gli fu chiesto di "aggiustare" il referto della perizia. Uno dei primi a rivolgere questa richiesta al medico fu proprio l'avvocato del mafioso che gli propose di "ammorbidire" il risultato delle analisi, ma Giaccone rispose in maniera decisa:

"no avvocato, queste cose a me non deve chiederle". 

Alla telefonata del legale ne succedettero molte altre soprattutto di notte e quasi subito si trasformarono in vere e proprie minacce. Nonostante ciò Giaccone non diede loro peso in quanto non voleva decretare far diventare innocente di un assassino, togliendo ai familiari delle vittime la giustizia che gli era dovuta. Sapeva che compiere bene il suo lavoro era un dovere, un dovere morale nei confronti di tutte quelle persone oneste che ogni giorno lottano contro la criminalità organizzata.

Verso le 8:30 dell'11 Agosto 1982 - poche settimane prima della strage di via Carini, dove periranno il Prefetto Dalla Chiesa e la sua consorte -, mentre si recava all'istituto di medicina legale fu raggiunto, tra i viali alberati da due assassini, e ucciso con 5 colpi -sparati da una pistola Beretta 92 parabellum - a distanza ravvicinata.

In seguito il pentito Vincenzo Sinagra rivelò i dettagli del delitto incolpando Salvatore Rotolo, che venne condannato all'ergastolo al primo maxi processo a Cosa Nostra.

Per le minacce a Paolo Giaccone fu arrestato un avvocato che al telefono lo avrebbe invitato a cambiare i risultati della perizia dattiloscopica (analisi impronte digitali).

Grazie al suo lavoro di Paolo Giaccone, Giuseppe Marchese venne condannato all'ergastolo per gli omicidi di Bagheria.

Milly, la maggiore delle sue 4 figlie, si rivolge al suo defunto padre dicendo:

"Dovevo esserci anch'io quel mattino. Ogni giorno insieme da casa all'Ospedale, verso il nostro lavoro così diverso eppure uguale negli intenti: tu Professore con i tuoi studi, il tuo laboratorio, con le tue analisi, ed io studentessa in Medicina. Io non c'ero. Meno male? Per quello che ho passato in questi anni direi che sarebbe stato meglio finirla quel caldo giorno accanto a te, insieme come eravamo vissuti. Ma se guardo gli occhi profondi dei miei figli dico che, forse, è giusto che abbia passato la soglia del dolore, che l'ansia e l'angoscia mi abbiano rapita la vita per lungo tempo. Non esiste controprova, comunque. Ho sempre cercato di immaginare quello che era accaduto nel vialetto alberato, tra le auto posteggiate e sull'asfalto caldo che accolse il tuo corpo. Quei due che attendevano il tuo arrivo ... il "palo" fuori dall'Ospedale dentro una 126. Le otto e un quarto. Posteggi l'auto, ti avvii al tuo giorno ... ti avvicinano, forse ti chiamano, e sparano con due pistole ... due proiettili alla tua sinistra ... cadi su quel lato e ... dopo ... un altro colpo alla tua destra. Crolli sull'asfalto e con te cade il tuo mondo, il nostro mondo. E' tutto finito. Gli assassini fuggono, scavalcano il muro di cinta dell'Ospedale ... vengono visti su una potente moto, uno di loro ha una smorfia di riso sulle labbra. Al primo uomo che ti soccorre, qualcuno con un camice bianco dice: "E' il Professore Giaccone". Poi gli assassini vanno ancora ad ammazzare. E' tutto qui il tuo giorno di morte. Essere stata assente in quel momento... è stato il mio incubo. Quando ti hanno ricomposto nella bara, dicendomi (per pietà) che non avevi subito autopsia, ti ho guardato, gridando col pensiero: "Basta! Non scherzare più!" E il freddo mi avvolge... Mi chino per baciarti la fronte, ed il freddo mi avvolge le membra, il cuore, il cervello e la vita... La sensazione del dolore la provai in quel momento: è freddo, il dolore, avvolgente... Come un ragno che trattiene l'insetto nella ragnatela, così il dolore ha avvolto il mio animo. Da quel momento ho capito che non eri più accanto a me..."

Aldo Pinelli, caro amico, di lui dice:

"In tutti i suoi discorsi si intravvedeva la sua alta sensibilità ai problemi umani e sociali, la sua indiscussa correttezza, la sua linearità. Non riuscivo a credere che un uomo, che aveva dedicato la sua vita allo studio, alla professione e che aveva contribuito a tutelare e salvare tante ignote vite umane, potesse essere preso di mira, per avere adempiuto, nel senso più onesto, il proprio dovere".

Il Policlinico Universitario di Palermo nonché una via nel celebre Parco della Favorita sono a lui dedicati. Il 14 giugno 2012 è stato costituito il "Centro Studi Paolo Giaccone" per onorare la sua memoria e mantenerne vivo il ricordo, di cui Agnese Borsellino è stata una socia onoraria "speciale".

Lo Stato ha onorato il sacrificio di Paolo Giaccone, con il riconoscimento concesso a favore dei suoi familiari, costituitisi parte civile nel processo, dal Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso di cui alla legge n. 512/1999.

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